Case piccole, di pietra, fango e paglia, ladini,
mi riportano nel passato...
Quante corse per quelle strade,
percorse, allora, da enormi mucche,
spaventose per me bambino...
La finestrella nella parete di fronte,
e il velo nero di una vecchietta che non conosco,
mi ricordano nonna Cenza,
col suo nero vestito e la sua vita triste...
e la sua morte...
Nuove costruzioni,
dove un tempo ce n'erano di vecchie
e piazze e cortili e chiese...
sette chiese per mille anime...
E l'asilo, maledetto e mai finito,
casa buona solo per uccelli...
sempre uguale, oggi come ieri!
E per le strade quasi nessuno,
come un paese che muore, lentamente...
Poi, l'estate, si rianima delle voci degli emigrati
che tornano a trovare i parenti,
bambini chiassosi corrono per le strade
sotto i lampioni, la sera...
di fronte ai grandi seduti sull'uscio,
sulle stesse sedie di legno e paglia
dei loro genitori e dei loro nonni...
E Gesico rivive...
per un istante lungo un'estate...
Alessandro Giovanni Paolo RUGOLO
(Olbia-Civitavecchia, 24 maggio 2008)
1 commento:
bella la poesia...
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